LA GIOCONDA

Operawire - Article

The best performance I have seen this year, and one that will be hard to top.

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In all, the production was refreshing as it was not trying to redefine the opera or lecture the viewer. It was simply letting the music and its singers do what they do best.

Giornale della musica - Article

Molto ingegnoso e controcorrente ultimamente, anche perché affidato alla regia del francese Romain Gilbert, omaggiato dall’applauso di tutta la sala a fine spettacolo. Stoffe, accostamenti cromatici, decori, per non dire della sovrapposizione di capi, l’effetto di usura dove tutto appariva sempre straordinariamente reale. I cantanti, come il coro, potevano recitare con garbo secondo le indicazioni misurate di Gilbert

Bachtrack - Article

Thank God, a staging where the director lets himself be seduced by the libretto (Arrigo Boito, under the pseudonym Tobia Gorrio) and does not try to bend the story to his mental whimsy! Amilcare Ponchielli's La Gioconda, presented by the Teatro di San Carlo, in a co-production with the Gran Teatre del Liceu of Barcelona, convinces, fully corresponding to the great expectations aroused by the announcement of a world class cast, and by the celebration of the 30th anniversary of star soprano Anna Netrebko's stage debut. 

Romain Gilbert's direction gives a respectful interpretation of the plot in its historical context, also inserting some original ideas: the ghost of La Cieca who terrorises Barnaba in the finale; Alvise hiding Laura's presumed corpse under the floor. A classical setting (but not out of date) is put on intelligently by Gilbert with the support of Étienne Pluss' elegant sets, lavish costumes by Christian Lacroix and lighting by Valerio Tiberi. Not a picture-perfect Venice, though, but a grey and mysterious city lit by flames where tragedy hovers on every corner

Wanderer - Article

C’est un super mélo et Romain Gilbert fait du super mélo, mais avec finesse et intelligence ce qui n’est pas oxymorique.

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La mise en scène de Romain Gilbert, plutôt traditionnelle et sage, est un écrin somptueux qui remporte auprès du public un immense succès, et le chef Pinchas Steinberg est l’un des grands spécialistes de ce répertoire. Le résultat ? Historique bien entendu, dans le plus historique des théâtres pour le plus italiens des mélodrames. Bref : une quintessence.

Romain Gilbert propose un travail traditionnel, mais propre, travaillant bien sur les caractères, en les accentuant (sauf Enzo qui du coup apparaît fade) sur les mouvements, de la foule souvent présente, mais aussi des personnages, ce théâtre-là convient parfaitement à cette œuvre-là et donc me convient d’autant que c’est du bon spectacle, qui rend justice à une œuvre que l’aspect spectaculaire destine à l’Arène de Vérone et qui ici trouve le ton plus juste et équilibré.

Connessi all’opera - Article

Bellissima e di alta suggestione poetica, come una tela dipinta da Hayez. E finanche di forza leonardesca (la cantatrice errante protagonista in effetti, fra veste e capelli, ha tanto della sua Monna Lisa) per un turbine finalmente intelligente che rende emblematici nella realizzazione registica e scenica rilievi e rimbalzi pronti a legare a fil doppio fonte letteraria francese, versi nati dalla sensibilità scapigliata e pentagrammi – non facili né mai scontati – del secondo Ottocento lombardo. Il tutto con il bel risultato di centrarne appieno il fuoco e il fango, le tenebre e i raggi, le nebbie remote, i sogni e le passioni al pari della bieca malìa. E strizzando, tra l’altro, l’occhio alla teatralità veneziana della commedia improvvisa attraverso il gioco drammaturgico o coreutico delle maschere e originalmente dando a sorpresa, nella chiusa, corpo vero all’irrisïon beffarda siglata Boito laddove la Cieca cadavere va dritta contro Barnaba, rincarando così la dose al suo misfatto perdente (“non ode più!”).

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Stelle canore a parte, la cui prova va ad ogni modo pesata e valutata a seguire per ciascuno nel complesso, la Gioconda ridisegnata dalla dettagliata regia di Gilbert conquista intanto perché si avvale di una macchina teatrale che funziona a dovere e a meraviglia, con tempi teatrali calibrati al passo e nel senso esatto sia del testo che della musica con tocchi di sensibilità sottile e colpi d’occhio spettacolari, soprattutto nei quattro finali d’atto.

El Pais - Article

La dirección escénica de Romain Gilbert parte del acierto de mantener la ubicación veneciana y su ambientación histórica, dos aspectos fundamentales en esta ópera. Pero el joven régisseur francés, que debutaba en el San Carlo, tampoco quería explotar la imagen popular de la ciudad de los canales. Una semblanza más aterradora y cercana a la época de la Inquisición, que retrata la sencilla escenografía de tono neutro firmada por Etienne Pluss. Una monotonía que no renuncia a evocar los diferentes escenarios de la acción añadiendo detalles tan vistosos como el fuego.

Beckmesser - Article

Dicho todo esto y abstrayéndose un poco de ello, hay que confesar que la versión que se nos ha presentado en el Teatro Don Carlo de Nápoles ha sido muy cuidada y muy bien realizada, habiéndose disfrutado con ella.

La dirección escénica, a cargo del francés Romain Gilbert, ambientaba muy bien la acción en Venecia en su momento histórico. Muy bien también que no hay mención a los típicos canales pero sí a la laguna como podría ser en la época, con fango que llega a ensuciar a los personajes (notablemente a la Gioconda).

Situó adecuadamente al coro en las diferentes escenas en las que fue necesario, así como al coro infantil. Otro acierto fue apoyarse, sin exceso, en los personajes de la comedia del arte, significativamente el ballet de ‘El baile de las horas’ lo hicieron Arlequín y Colombina.

Corriere del mezzogiorno - Article

E più d’uno, alla chiusura del sipario sulla prima di «La Gioconda» di Ponchielli ha commentato: «Finalmente!», non certamente in relazione alla considerevole lunghezza dell’opera quanto alla messa in scena, diciamo cosi figurativo-tradizionale, ideata dal regista Roman Gilbert, con le scene di Etienne Pluss e i costumi di Christian Lacroix. Non c’è da schierarsi nel partito dei conservatóri della tradizione in un bipolarismo netto pro-contro le attualizzazioni, tuttavia una lettura che esponga con gusto e senza limitarsi a mera didascalia, può riconciliare una buona patte degli spettatori con il teatro d’opera e un teatro “pubblico” , accanto al dovere di proporre innovazione, che il privato attento al botteghino è restio ad attuare, deve anche preoccuparsi di non smarrire cospicua parte dell’utenza meno propensa alla novità, che attrae pubblico di generazioni successive, cresciuto più a videogiochi 3D che a marionette e burattini.

Interlude - Article

Directed by Romain Gilbert, with stage sets by Etienne Pluss and costumes by Christian Lacroix (no points for guessing the nationalities!) La Gioconda proved a flawless operatic evening.

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The stage sets and costumes were simple, completely traditional, yet highly effective, fitting the plot and the period. The direction was tight and sensible, and even the Dance of the Hours was done with more taste and subtlety than usually seen, neatly blending Venetian and Neapolitan traditions. The director even included a dramatic burning of the ship by Enzo.

Première loge - Article

Romain Gilbert qui signe une mise en scène d’une belle noirceur, prend ce mélodrame au sérieux, parvient à conférer aux personnages une réelle épaisseur et propose quelques scènes très fortes, tel le dernier tableau prenant place sur un plateau dévasté, avec l’étonnante danse lascive à laquelle s’adonne l’héroïne éponyme.

Il mattino - Article

E se è vero che al regista di «Gioconda» spetta il compito delicato di gestire spazi e masse, lui ci riesce ordinatamente e senza sprechi di fantasia, mettendo a frutto l’eleganza dei costumi (Christian Lacroix), il giusto gioco di luci (Valerio Tiberi) e, nella celebre «Danza delle ore», anche un’idea coreografica percepibile (Vincent Chaillet). Niente letture intimiste, che sarebbero fuori luogo, ma una messinscena corrispondente alle aspirazioni in grande del titolo. Come a dire, regia adeguata che diventa da standing ovation al confronto con gli ultimi «Maometto II», «Turandot» e «Norma».